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Sette lezioni di leadership

Sette lezioni di leadership

Giusi Gallotto

Non stiamo discutendo di competenze, studio, conoscenze. Quelle dovrebbero rappresentare una prerogativa necessaria, una condizione non negoziabile e discutibile. È, invece, dell’autodeterminazione emotiva che voglio parlare e di come essa influisce sulle nostre scelte personali e, in particolare, sulla vita professionale. Perfezionare la nostra armatura mentale ci permette di non trovarci mai indifesi di fronte alle battaglie quotidiane, di governare noi stessi e i contesti e di essere artefici del benessere e dei risultati. Questa lezione ce la dà un libro che ho comprato, un po’ per curiosità, in un pomeriggio di acquisti compulsivi alla Feltrinelli: “Kung-Fu e l’arte di stare calmi. I 7 principi Shaolin per l’autocontrollo” di Bernhard Moestl. Ho sempre pensato che la mia predisposizione caratteriale ad un approccio zen al mondo abbia rappresentato un dono innato. Ma non basta nascere così. E non basta essere tendenzialmente calmi se non si acquisiscono consapevolezze e non si lavora costantemente sulla propria formazione umana. Serve esercitarsi. Serve sbagliare. Serve dirsi la verità. Serve attivare la nostra forza più grande: il pensiero. Solo così saremo in grado di distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è. Solo così sapremo essere autocentrati. Solo così saremo dei leader.

Il libro ci aiuta in questo percorso, che è fatto di training costante, e ci suggerisce sette principi da seguire.

1# Il principio del bilanciamento

Siamo spesso sotto pressione, difronte a sfide quotidiane, incontri, ostacoli, frenesia che sembrano complicarci la vita. Siamo soggetti ad aggressioni emotive costanti, che ci provocano squilibri e poca lucidità. Così ci lasciamo condizionare dai fattori esterni, subiamo stress e incameriamo ansie. Perdiamo un sacco di tempo ed energie ad arrabbiarci inutilmente. Con il nostro collega, il capo, il dipendente. O anche con i nostri amici e affetti più cari. Eppure ad uno sguardo oggettivo siamo noi, non centrati e poco sicuri di noi stessi, a far sfogare le negatività. Un leader sa essere un lago e non un bicchiere. Sa allargare la superficie e il senso delle cose. Sa non farsi sconfiggere con la sua stessa forza. Sa ridurre e contenere il “sapore del sale”.

#2 Il principio della distanza

Il bilanciamento presuppone la capacità di mantenere una certa distanza, e viceversa. Non si tratta di indifferenza o di supponenza. Acquisire la consapevolezza che solo noi abbiamo il potere e il diritto di decidere del nostro tempo, delle nostre azioni, delle nostre percezioni serve a sconfiggere qualsiasi attacco. La collera danneggia prima di tutto noi stessi. Il coraggio ci protegge e ci fa crescere e imporre. Un leader ascolta le ingiurie ma tace. Non è invadente. Non fa salotto e chiacchiera. Sa ascoltare ma non farsi condizionare. È lui a creare il suo mondo e a decidere a cosa prestare attenzione.

#3 Il principio dell’assenza di aspettative

Troppo spesso agiamo aspettandoci dall’interlocutore qualcosa. Siamo spinti più dalle attese che dalla volontà e interesse a fare. Eppure dovremmo essere soddisfatti e sicuri a prescindere. E invece spesso arriva la delusione. Ma la rabbia per il mancato riscontro rimane solo nostra. Indebolisce solo le nostre sicurezze. Veniamo fagocitati da elucubrazioni, da supposizioni errate. Un leader sa riconoscere sicuramente i meriti degli altri. Li valorizza. Ma non agisce dando per scontati riconoscimenti. Sa che le aspettative bloccano la capacità di pensare liberamente.

#4 Il principio del non-agire

Ci troviamo quotidianamente a combattere delle piccole o grandi battaglie. Spesso siamo animati da impulsi incontrollabili. Poniamo delle questioni di principio, reagiamo perché ci sentiamo attaccati. Ci difendiamo con un contrattacco. Non sempre questa è la strategia migliore e vincente. A volte la reazione ideale è non reagire. Battersi per le proprie idee è fondamentale ma la strada per farlo non è necessariamente l’azione. Un leader sa sviluppare la tecnica della “parsimonia dei pensieri”, allontanando quelli dannosi. Sa tacere se ciò che ha da dire non è migliore del silenzio. Sa agire non agendo. E vincere.

#5 Il principio della saldezza

Abbiamo imparato ad approcciare gli altri e il mondo circostante. Ora c’è la sfida più grande con l’avversario più difficile: noi stessi. Ci sentiamo sicuri e saldi, eppure troppo spesso ci facciamo condizionare dai giudizi altrui. Li temiamo. Vogliamo piacere a tutti i costi. Questo vincolo può diventare molto distruttivo. E la ricerca di continue conferme e di un contesto sempre accomodante ci rende insicuri, incoerenti, influenzabili. Un leader sa confrontarsi ma non plasma le sue convinzioni per paura delle critiche. Sa cosa vuole, è in grado di presentare e difendere il suo punto di vista. Sa che spesso serve dire dei no per rafforzare sé stessi e per rendere più forti gli altri.

#6 Il principio della resistenza

Ognuno di noi può decidere se essere padrone di casa o ospite. Se dettare le condizioni e governare i processi o subirli. Decidere di svolgere il primo ruolo spesso comporta uscire dalla stanza confortevole e combattere delle piccole battaglie. Resistenza significa prepararsi mentalmente al confronto. Non aver paura. Il timore insieme alla rabbia indebolisce la nostra forza. Un leader sa resistere, non ha fretta. Sa aspettare. Sa che a vincere è sempre chi è il più forte a livello mentale.

#7 Il principio del domino in sé

Siamo giunti all’ultimo punto. Forse il più importante. Conoscere sé stessi, decidere cosa vogliamo essere e cosa vogliamo comunicare. È il pensiero che ci aiuta a plasmare le nostre idee. È la voglia di imparare, crescere che ci permette di consolidare quello che siamo. È la capacità di apprendere che ci fa progredire. Un leader non conosce il sentimento dell’invidia. Sa tenere a distanza i sobillatori emotivi. Sa obbedire a sé stesso ed è lui a determinare emozioni e azioni.

“Nessuno può suscitare in te un senso di inferiorità senza il tuo consenso” (Eleanor Roosevelt)