Ieri sera, a Reti, il prof. Stefano Ceccanti, costituzionalista ed analista politico, ha spiegato le novità e le conseguenze della legge elettorale licenziata dal Senato. Illustrate tecnicamente anche da Il Post, queste sono alcune delle considerazioni fatte nel corso della serata:
- Meglio. E’ meglio di quel che c’era prima: sia del Porcellum che del “moncherino” rimasto dopo che il Referendum ha bocciato, con il mono-cameralismo, la sostenibilità dell’Italicum. Abbiamo un sistema identico per Camera e Senato;
- Rappresentanza. E’ una legge pienamente rappresentativa, consente soglie basse di ingresso e mantiene una quota di maggioritario accanto al proporzionale;
- Candidati. Per la prima volta gli elettori avranno, sulle due schede di Camera e Senato, sia i nomi candidati della parte uninominale (36% dei seggi se lo aggiudica chi arriva primo) che i nomi di quelli messi in lista per il proporzionale. Gli elettori votano i candidati e con essi i partiti o non votano. Nessuno può nascondersi dietro il simbolo. I collegi piccoli rendono più responsabili i candidati verso gli elettori;
- Effetto Uninominale. Non ci saranno complessi meccanismi di scorporo, ma il voto dato ai candidati nell’uninominale (vincenti) si “spalmerà” sui candidati del proporzionale. Nei fatti sarà inutile o impossibile il cosiddetto “voto disgiunto” (tranne poter votare una cosa al Senato e una alla Camera). Una delle conseguenze nuov , anche psicologiche, “nelle campagne” sarà la visibilità (anche nelle schede) dei nomi dell’uninominale, che tireranno il resto;
- Costituzionalità. Le ipotesi di non costituzionalità sono infondate nel merito perché in nessuna parte della Costituzione si sostiene il voto disgiunto. Si può sostenere il politicamente ma non in punta di diritto. La Corte è probabilmente stanca di essere chiamata sui sistemi elettorali che finiscono per “politicizzare” il risultato delle sentenze;
- Governabilità. Può governare da sola la coalizione che raggiunge almeno il 40% (o il 38 a certe condizioni). Molto difficile. Il sistema tedesco (che contiene ancora di più questa possibilità di non-vittoria) si basa sulla “legittimità” di una possibile coalizione destra-sinistra. La Merkel se non riesce tornerà Grosse Koalitionen. Sanchez rieletto su un mandato anti-Rajoy sta governando insieme al PP. In Italia abbiamo puntato sul “non possumus” assoluto di una coalizione (estrema) destra-sinistra e scelto di non avere un vincitore certo. Per populismo e per debolezza di legittimazione reciproca. In verità, la fine della scorsa legislatura e questa sono state governate da destra e sinistra insieme… come per iniziativa del Presidente della Repubblica;
- Presidenza (politica) della Repubblica. La possibilità di formare un governo o è data al popolo con il ballottaggio, o ai partiti con qualunque altro sistema. Se i partiti sono atomizzati e conflittuali, dentro e fuori dalle coalizioni, sarà il presidente della Repubblica, non eletto dal popolo, a provare la via del governo presidenziale. In passato questo è avvenuto spesso ma in condizioni straordinarie di passaggi politici. Il “combinato disposto” No al Referendum + nessun vincitore porta ad una paradossale “deriva” (meglio una questione) presidenzialista;
- Un’altra legge? A meno di sorprese il prossimo Parlamento (o quello subito dopo come è avvenuto in Spagna) dovrà tornare sulla legge elettorale.
Massimo Micucci